La scelta del cibo è un diritto irrinunciabile e diventa un dovere fondamentale per il cambiamento. L’importanza del consumatore consapevole.
Solo qualche mese fa nessuno di noi avrebbe mai immaginato di dover passare il Natale tra chiusure e restrizioni a causa di una pandemia mondiale… In un momento come questo, davanti ai risvolti più negativi della globalizzazione, diventa ancora più urgente una riflessione sul nostro ruolo di produttori di cibo legati al territorio e del rapporto a doppia mandata che ci lega ai nostri clienti.
Mangiare è un atto agricolo
“Mangiare è un atto agricolo, quindi spetta ad ognuno di noi valorizzare il lavoro di chi produce cibo in modo virtuoso dalla terra…L’unica soluzione è ricreare un’economia locale che faccia girare poco le merci e che rilocalizzi l’agricoltura”.
Carlo Petrini
Queste parole di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, esprimono molto bene il concetto: solo così riusciremo a contrastare i cattivi effetti della globalizzazione. Per farlo c’è bisogno di consumatori consapevoli, che con le loro scelte di acquisto non siano soggetti passivi, ma protagonisti attivi del cambiamento a difesa dell’ambiente e del mondo rurale.
Ognuno di noi è un soggetto interessato: in ballo c’è il futuro della nostra Terra, con le nostre decisioni possiamo influenzare il sistema produttivo. Se scegliamo di mangiare locale possiamo aiutare l’ambiente, far crescere l’economia del nostro territorio, e consentire una vita migliore agli agricoltori e anche a noi stessi. Le tante economie locali produrranno più benessere per tutti, da colui che produce a chi lavora, vende, acquista e consuma.


Dal consumatore pigro al co-produttore
Il potere di acquisto del consumatore può condizionare pesantemente i metodi di produzione e distribuzione della ricchezza e favorire la diffusione di metodi eco-compatibili.
La produzione alimentare industriale attira un tipo di consumatore pigro, poco motivato a compiere scelte, fare valutazioni, interessato in realtà quasi solo al rapporto prezzo-quantità.
Slow Food ha coniato il termine “co-produttore” per descrivere un nuovo tipo di consumatore: ridiventa parte attiva delle proprie scelte e stabilisce un legame diretto col proprio cibo e con chi lo produce. Questo perché la vicinanza fisica dei luoghi di produzione aiuta il consumatore ad avere più informazioni a disposizione, ad apprezzare un cibo diverso da quello prodotto dall’agro-industria e a sentirsi lui stesso coinvolto nel processo che porta il cibo in tavola.
Ca’ Donadel: piccolo produttore locale
Noi di Ca’ Donadel da qualche anno abbiamo imboccato questa strada trasformando e vendendo i prodotti dell’allevamento; dobbiamo dire che i nostri clienti ci hanno accompagnato. Hanno favorito e stimolato il nostro cambiamento e ci hanno incoraggiato a migliorare sempre.
Vogliamo combattere l’errata concezione che la ricerca e la preparazione di un cibo sano e buono sia costosa, richieda tempo e non valga la pena. Iniziamo a smettere di concepire i prodotti agricoli (Cibo) come mere merci. Da dove nasce e perché l’idea comune che il cibo debba sempre costare poco e che il cibo locale abbia un valore economico ridotto?
La produzione alimentare ha un ruolo tra le cause dell’emergenza climatica.
Riflettiamo su che cosa sia la qualità, sulla base del prodotto. Nel caso di latte e carne, se il prezzo è molto basso, ad esempio, il prodotto con ogni probabilità viene da allevamenti intensivi, che non tengono conto dei costi ambientali e sociali della filiera: il consumo di suolo, l’inquinamento, i rifiuti, la deforestazione, le emissioni di CO2, l’impronta idrica.
Da notare che tutte queste notizie sono indecifrabili attraverso l’etichettatura classica nutrizionale, che ci parla quasi solo di zuccheri, proteine e grassi… ma c’è una bella differenza tra un bovino allevato al pascolo, nutrito con erba e fieno, rispetto a uno nutrito a insilati e mangime, o tra un maiale con l’accesso libero al bosco, e uno allevato in un capannone, senza possibilità di movimento.
Anche la produzione alimentare ha un ruolo tra le cause dell’emergenza climatica che viviamo e la stessa salubrità del cibo è minacciata da un ambiente che si degrada.
La piccola scala inoltre è la dimensione in cui si pratica lo scambio dell’identità e dei saperi popolari, da una generazione all’altra, ma anche tra le diverse comunità. Per questo, noi di Ca’ Donadel pensiamo sia importante collaborare con altre aziende agricole del nostro territorio. Approfondisci chi siamo e con chi collaboriamo.
Idee per un Natale da consumatore consapevole
Ecco allora alcune idee per questo Natale:
- cercare la qualità al di fuori del sistema consumistico
- optare per canali distributivi che riducano la distanza tra produttore e consumatore
- rispettare la stagionalità degli alimenti, i prodotti di stagione costano di meno e rendono di più
- riscoprire le buone pratiche a livello domestico, tornare a cucinare ricette tradizionali, scegliendo tagli meno popolari di carne e meno pregiati, ma provenienti da animali cresciuti secondo tecniche di allevamento più naturali e rispettose del benessere animale
- prediligere aziende rispettose dei disciplinari che danno garanzie su tecniche di allevamento e benessere animale
- scegliere specie e razze diverse perché la diversificazione della domanda allenterà la pressione selettiva in atto su certi tipi di animali con produzioni estreme
L’agricoltura del futuro è nelle mani dei consumatori.
Ultimo spunto, sii sempre curioso: concediti una visita in una fattoria come Ca’ Donadel! Fai domande, ti sarà utile per capire come possono essere allevati e alimentati gli animali.
In questo modo anche tu potrai essere stimolo per innescare un circolo virtuoso insieme a chi opera come noi. Per farlo, le parole chiave sono educazione e competenza!
Senza di esse non c’è coscienza del valore del cibo. A cominciare dalle giovani generazioni e tanto più oggi, in un momento storico critico come quello che stiamo vivendo, per l’emergenza sanitaria da Coronavirus. Impegniamoci nella scelta del cibo.
Nelle mani dei consumatori, soprattutto, c’è l’agricoltura del futuro.