Il progetto SusCatt con l’Università di Padova conferma che la qualità dei prodotti di origine animale e la competitività dei sistemi di allevamento dei bovini si possono basare sul largo impiego di foraggi e sul pascolamento.
Noi di Ca’ Donadel siamo orgogliosi di contribuire alle indagini dell’ateneo padovano e motivati nel far parte degli allevamenti che hanno messo in atto varie pratiche di sostenibilità in Veneto. Con questo spirito e per studiare nuove tecniche di uso efficiente delle risorse aziendali per l’allevamento dei bovini, abbiamo partecipato a SusCatt.

È un progetto condotto non solo in Italia, ma da 7 centri accademici di eccellenza europei (in Svezia, Norvegia, Germania, Polonia e Regno Unito). Per il nostro Paese ha partecipato il Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute dell’Università di Padova, capitanato dalla professoressa Flaviana Gottardo. Su ogni territorio, lo studio ha coinvolto allevatori di bovini sia da carne che da latte specializzati, servizi di consulenza tecnica, cooperative e associazioni di prodotto.
A seguire, sei domande e altrettante risposte che illustrano il progetto SusCatt.
Quali gli obiettivi del progetto SusCatt?
Si prefiggeva di individuare come aumentare la produttività, l’uso efficiente delle risorse, la qualità dei prodotti e la competitività economica di sistemi di allevamento dei bovini, basati sul largo impiego di foraggi, sottoprodotti di origine vegetale e sul pascolo. Un aspetto rilevante era – e rimane – quello di incentivare l’uso maggiore di foraggi auto-prodotti e di alto valore nutritivo nelle diete animali, a discapito di altre materie prime impiegabili anche per il sostentamento diretto dell’uomo, creando così una concorrenza fra le due finalità (nutrizione animale e umana). È quanto succede ad esempio con il mais e la soia, che per di più sono spesso di importazione e quindi richiedono lunghi trasferimenti, poco sostenibili, e pratiche agronomiche che consumano suolo e acqua.
Per individuare un modello di sviluppo sostenibile a tuttotondo, SusCatt voleva sondare anche quanto i cittadini siano propensi ad accettare e supportare una transizione dei regimi alimentari verso diete di questo genere e quanto ne comprendano la fattibilità e l’importanza complessiva.

Com’è stato condotto il progetto SusCatt?
Lo studio in Veneto, svolto dal 2017 al 2020, ha coinvolto 11 aziende per il settore da carne e 14 da latte. Sono state condotte indagini diverse e ricerche separate in base all’orientamento produttivo latte o carne.
Nel comparto carne:
- sono stati creati due gruppi in base all’uso o meno di insilato di mais
- ogni azienda è stata visitata ripetute volte per effettuare valutazioni sanitarie e di benessere
- i dati sono stati analizzati per valutare l’effetto di razza e dieta sulla salute degli animali
Nel comparto latte:
- le aziende sono state raggruppate in 3 categorie, a seconda della dieta adottata; (1) basata sul mais insilato tipico di aziende intensive; (2) su altri cereali e fieni ricavati da prati permanenti e rotazioni colturali; (3) principalmente fieni
- sono stati analizzati parametri di salute e benessere
- sono stati raccolti e analizzati campioni di latte crudo di massa per identificare numerose variabili chimiche
Perché il progetto SusCatt in Veneto?
Un primo motivo è di certo il fatto che il Veneto è leader nazionale nell’allevamento da latte e da carne (produciamo il 25% della carne bovina italiana). In secondo luogo, rappresenta una bovinicoltura di tipo intensivo, con poca terra e grandi allevamenti. In terzo luogo, è un territorio molto vulnerabile a livello di inquinamento dell’aria e dei suoli da azoto e fosforo. L’unione di questi 3 punti ne faceva un ottimo soggetto di studio, impegnativo e stimolante.

Quali i risultati di SusCatt?
Nell’allevamento bovino da carne, SusCatt ha dimostrato che l’uso di diete a base di foraggi e sottoprodotti non riduce le performance produttive, diversamente da quanto ritenuto dalla vasta maggioranza del settore, e, anzi, migliora l’impatto sull’ambiente. Ha inoltre scoperto che i bovini nati dall’incrocio tra razze sono più resistenti a diete alternative, in questo caso senza silomais, ovvero un derivato del mais conservato e fermentato, che riduce la qualità finale di latte e carni prodotti.
Nell’allevamento bovino da latte, SusCatt ha dimostrato che le caratteristiche nutrizionali del latte sono influenzate dalla dieta degli animali in modo notevole. La particolare origine botanica dei foraggi e la loro modalità di conservazione determinano la composizione, il sapore e la bontà del latte. Per arrivare a queste conclusioni, la ricerca ha individuato i composti nel latte che sono marcatori di ciò che l’animale mangiava, cioè indicano come l’animale è stato alimentato per produrre quel latte.
Quali i risultati di SusCatt per Ca’ Donadel?
Oltre alla ricchezza che nasce sempre dal confronto con le altre realtà del nostro stesso territorio, il progetto SusCatt per Ca’ Donadel è stato di grande stimolo. Oggi, nella dieta degli animali, usiamo meglio e di più i foraggi auto-prodotti, quindi locali e non di importazione, in sostituzione del silomais e di altri ingredienti edibili per l’uomo. In questo modo, si attenua la competizione tra agricoltura e sopravvivenza della comunità e il nostro modello di allevamento è sempre più sostenibile.
In aggiunta, da noi gli animali nascono in stalla e così azzeriamo anche le emissioni da trasporto, presenti altrove a causa dell’importazione dei vitelli dall’estero, e puntiamo a migliorare la sanità della mandria grazie all’effetto delle razze e dell’incrocio.
La conoscenza di bimarcatori metabolici apre inoltre la strada alla possibilità di autenticare diete diverse, cioè discriminare il latte prodotto sulla base del sistema alimentare e agronomico utilizzato, premiando finalmente quelle razioni più ricche di fieni ed erbe, e le aziende come la nostra che si stanno orientando sempre di più a un uso importante del pascolo e del sistema foraggero. Non per nulla in Cà Donadel produciamo un latte certificato dal marchio Latte Nobile.

Quali le conclusioni su SusCatt della professoressa Gottardo?
“Crediamo che il futuro della zootecnia e, più in generale, dell’agricoltura non possa prescindere dalla tutela e conservazione dell’ambiente in cui è immersa e dal benessere degli animali allevati. Per produrre cibo sarà necessario rivalutare pratiche agricole tradizionali da tempo abbandonate nella convinzione che una produzione più “industriale” fosse l’unica via per lo sviluppo e la crescita. In realtà, abbiamo così trascurato alcuni aspetti fondamentali. Primi fra tutti: i danni ambientali causati da tale produzione e il rispetto per il naturale benessere degli animali. L’agricoltura deve lavorare sempre più per costruire un futuro basato sulla sostenibilità etica e ambientale, la quale, se gestita correttamente, non solo non riduce le performance degli allevamenti ma assicura una maggior accettabilità da parte del consumatore finale, sempre più esigente e attento al modo in cui gli alimenti che compra vengono prodotti.”
Per tutte le informazioni sullo studio:
www.maps.unipd.it/progetto-suscatt
www.nibio.no/en/projects/suscatt/work-package-5